L’antica leggenda della Sacra Cintola nel Duomo di Prato, si narra che…

Le vicenda della Sacra Cintola, tra storia e leggenda. Un racconto affascinante che risale a diversi secoli fa, ma resta ancora vivo.

Prato è una città con una storia ricca e affascinante che si sviluppa nel corso del medioevo comunale, per toccare il culmine proprio dell’epoca rinascimentale. In quell’epoca la città raccolse artisti e architetti per costruire e abbellire le chiese e i palazzi che ancora la adornano. Tra queste meraviglie ricordiamo il Duomo, dedicato a Santo Stefano protomartire, la chiesa principale della città e una delle più antiche.

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L’antica leggenda della Sacra Cintola nel Duomo di Prato, si narra che… (YouTube) pratoblog.it

Le sue vicende architettoniche e artistiche sono strettamente legate a quelle del culto della reliquia della Sacra Cintola, o Sacro Cingolo, considerata la cintura della Madonna. Si tratta di una reliquia molto venerata e tuttora celebrata con l’ostensione pubblica che avviene ben 5 volte l’anno.

La Sacra Cintola e Prato, un racconto affascinante

La Sacra Cintola è una striscia di tessuto che si dice appartenesse alla Madonna. A raccoglierla fu San Tommaso che, incredulo dell’Assunzione di Maria, ne scoperchiò il sepolcro, trovandovi solo la cintura, lasciata dalla Madonna per sostenere la fede di Tommaso.

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La Sacra Cintola e Prato, un racconto affascinante – pratoblog.it

La reliqua ebbe varie traversie, finché non giunse nelle mani di un mercante di Prato, Michele Dagomari, che la custodì tutta la vita in segreto. Solo in punto di morte, nel 1173, la consegnò alle autorità religiose e civili della città. L’anno successivo fu trasportata nel Duomo della città, che per la crescente popolarità della Sacra Cintola fu allargato e ristrutturato nel corso del Trecento.

Quindi un legame molto forte tra città e reliquia, dimostrato dalle vicende che ancora si narrano, riguardo il tentativo di furto avvenuto nel 1312. La Sacra Cintola era conservata all’epoca nell’altare maggiore della chiesa, ma un canonico tentò di rubarla per portarla a Pistoia. Il ladro fu però scoperto e giustiziato per il suo reato. La pena fu terribile: gli tagliarono la mano destra, un asino trascinò il suo corpo sul greto del fiume Bisenzio, fu arso vivo al rogo e i suoi resti gettati nel fiume.

La durezza della punizione dipendeva dalla natura politica del reato, commesso non tanto per mancanza di rispetto verso Dio e la Madonna, quanto contro il bene pubblico, il Comune e il popolo di Prato. La sua sottrazione avrebbe danneggiato il prestigio e la ricchezza della città. E forse un fondo di verità c’è, considerando l’accesa rivalità tra Prato, Pistoia e Firenze.

Meno attendibile la leggenda secondo cui il popolo inferocito lanciò la mano tagliata del ladro sulle mura della chiesa, lasciando un segno rosso a forma di mano, visibile ancora oggi sul fianco della cattedrale. Quindi un racconto, tra storia e leggenda, ancora vivo dopo secoli a simboleggiare il valore della Sacra Cintola per i pratesi.

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