Gli automobilisti in alcuni casi possono impugnare una multa emessa per la sosta nelle cosiddette strisce blu: tutto quello che c’è da sapere.
Tra le multe più comuni e che rappresentano un vero incubo per gli automobilisti italiani rientrano sicuramente quelle emesse per la violazione delle norme per le soste nelle aree a pagamento, le cosiddette strisce blu.
Le strisce blu sul manto stradale indicano, difatti, delle aree di parcheggio a pagamento le cui tariffe vengono stabilite dai vari Comuni italiani e sono riportate sulla segnaletica orizzontale. Per sostare in queste zone è, dunque, necessario munirsi di apposito tagliando da esporre sul cruscotto del veicolo. Non rispettando le norme in merito scattano le sanzioni previste dal Codice della Strada. In due casi specifici è possibile far annullare la multa.
In alcuni casi è possibile presentare ricorso per multe emesse per auto parcheggiate nelle aree di sosta a pagamento, le cosiddette strisce blu. Negli ultimi anni queste zone sono significativamente aumentate nei centri del territorio italiano, così come le sanzioni nei confronti degli automobilisti per violazioni delle norme in merito.
Il primo caso per cui è possibile presentare ricorso è quando le strisce orizzontali non sono ben visibili. Secondo quanto stabilisce il Codice della Strada, le aree a pagamento devono essere delimitate dalle strisce e queste devono risultare ben visibili sul manto stradale. Se risultano essere eccessivamente sbiadite, l’automobilista può impugnare la multa.
Un altro caso è rappresentato dalla mancanza di parcheggi gratuiti nelle vicinanze delle aree a pagamento, a stabilirlo la Corte di Cassazione con una sentenza emessa nel 2014. L’ordinanza si basa sul principio previsto dal Codice della Strada che impone ai Comuni di riservare un adeguato numero di parcheggi gratuiti quando si stabiliscono le aree a pagamento. Tale principio, però, non si applica nei centri storici di particolare importanza e nelle Ztl (Zone a traffico limitato). Nel caso specifico, sarà necessario provare il mancato rispetto dell’equilibrio tra parcheggi gratuiti e a pagamento.
Nei casi appena descritti, l’automobilista deve impugnare la multa presentando ricorso al Prefetto entro 60 giorni dalla notifica della sanzione. Esaminati gli atti presentati il Prefetto può decidere di accogliere il ricorso disponendo l’archiviazione o rigettarlo condannando il ricorrente al pagamento di una somma non inferiore al doppio per le violazioni oltre alle spese. La decisione deve arrivare entro 150 giorni, in caso contrario il ricorso sarà automaticamente accolto.
È possibile anche presentare ricorso al Giudice di Pace che può accoglierlo, annullando in parte o totalmente la sanzione, rigettarlo condannando il ricorrente al pagamento della sanzione a cui si aggiungono le spese, o convalidare la multa considerata legittima ed il ricorrente non si è presentato all’udienza.
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